Translate

domenica 14 dicembre 2008

domenica 2 novembre 2008

mercoledì 15 ottobre 2008

mercoledì 8 ottobre 2008

lunedì 6 ottobre 2008

domenica 5 ottobre 2008

WIDGETS


Galleria di WIDGET

martedì 30 settembre 2008

domenica 28 settembre 2008

giovedì 4 settembre 2008

martedì 19 agosto 2008

LA CASTA DEI GIORNALI

I tagli ai costi della Casta sono nel DNA della Mondadori, di RCS, del Sole 24 Ore e dell’Espresso-La Repubblica.

Gruppi di punta del risanamento italico. L’importante, però, è che i tagli non li riguardino. Berlusconi, De Benedetti, la Confindustria e il “salotto buono” di RCS si fanno pagare i costi del telefono, della luce e dei francobolli per le spedizioni. Hanno un’IVA scontata e, se gradiscono, finanziamenti agevolati. Sono contento. I più ricchi imprenditori italiani lo sono un po’ anche per merito nostro. Quando lo psiconano leccherà un francobollo gratis per spedire Panorama e il liberal distruttore della Olivetti non pagherà la bolletta della luce penseranno a noi con affetto sincero.

“Per quello che riguarda i contributi indiretti, solo per le spese telefoniche, elettriche e postali, per la carta (a 495 «imprese editrici di quotidiani, periodici e libri») e per la riqualificazione professionale, lo Stato avrebbe dunque “rimborsato” in un solo anno 450 milioni di euro. Ne hanno beneficiato tutte le aziende editoriali, ma di fatto in misura più consistente i giornali a più alta tiratura.
La FIEG calcolava in 270 milioni, nel 2006, la sola “compensazione” per le agevolazioni postali in abbonamento versata dallo Stato a Poste Italiane S.p.A., attribuendoli nella misura di 100 milioni alle pubblicazioni no profit, di 48 ai quotidiani e di 120 ai periodici. In effetti le agevolazioni postali sono costate 303 milioni nel 2005 e 299 nel 2006, secondo il calcolo ufficializzato nel luglio 2007 dal presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Antonio Catricalà, rendendo pubblica un’indagine dell’Antitrust sul mercato dell’informazione (quotidiani, periodici, TV, nuovi media, ecc.). 7.124 le testate complessivamente sostenute, compresi il settore no profit (104 milioni) e gli editori di libri (25 milioni).
Circa 80 milioni risultavano assegnati a soli dieci editori: 18 milioni e 887 mila alla Mondadori, 17 milioni e 822 mila al Sole 24 Ore, 13 milioni e 753 mila alla RCS, 6 milioni e 966 mila alla San Paolo, 4 milioni e 689 mila al gruppo Espresso-Repubblica, 3 milioni e 603 mila all’Avvenire, 2 milioni e 996 mila a Conquiste del Lavoro, 2 milioni e 581 mila alla De Agostini, 2 milioni e 536 mila all’Athesia Druck, 2 milioni e 415 mila alla Stampa. All’undicesimo posto la Hachette Rusconi, con 2 milioni e 300 mila.
Più in generale, l’Antitrust rilevava che le agevolazioni postali «non hanno costituito una misura efficace per sviluppare degli abbonamenti e finiscono invece col favorire Poste Italiane, unico soggetto presso cui è possibile ottenere i benefici, ostacolando lo sviluppo di una piena concorrenza nei servizi di recapito» (un po’ quello che per decenni è avvenuto complessivamente per le provvidenze all’editoria gestite dall’Ente Cellulosa e Carta, dalle quali gli unici a guadagnarci erano i produttori di carta).
Questa specifica e ormai costosissima agevolazione fu concepita o solo giustificata per agevolare il superamento dello storico squilibrio italiano fra quotidiani venduti in edicola e quotidiani venduti per abbonamento, a causa della proverbiale lentezza delle nostre Poste regie e repubblicane.

Nel frattempo le Poste sono diventate S.p.A. Ma questa trasformazione societaria e la dispendiosissima “compensazione” statale non hanno sortito alcun effetto. Anzi, a parere dell’Antitrust, hanno concorso a strutturare un altro grosso centro di rendita privilegiata (per quanto S.p.A.), e un impedimento alla creazione d’una logica di mercato e di concorrenza nel settore di cui avrebbero potuto godere i giornali. Oltre ad assicurare una notevole mancata uscita ai grandi gruppi editoriali.
Sono poi soprattutto i grandi gruppi, i grandi giornali e le testate ad alta tiratura a beneficiare del cosiddetto regime speciale “monofase” di applicazione dell’IVA. All’editore, «quale unico soggetto passivo», è consentito di versare un’aliquota agevolata del 4% sulla vendita di libri, quotidiani e periodici, ma tale agevolazione viene estesa ad alcuni prodotti – libri, dvd, videocassette Vhs, giocattoli, ecc. – venduti in allegato alle pubblicazioni. Non esistono dati sulle dimensioni economiche complessive di questo mancato introito per l’erario, né dei danni subiti dagli operatori commerciali di fatto concorrenti non gratificati della stessa agevolazione. Ma se si considera che la tariffa applicata nei normali canali di vendita è del 20% e se si dà solo un’occhiata alle edicole (spesso veri e propri supermarket-librerie-giocattolerie), se ne può ricavare l’idea che si tratti di un privilegio economico, specie per un’editoria popolare dai grandi numeri, di notevole entità.
E non basta. Ci sono da mettere nel conto anche i finanziamenti «per il credito agevolato e il credito d’imposta in relazione agli investimenti fissi di ristrutturazione e ammodernamento della capacità produttiva». Che nel solo 2004, come abbiamo visto, ci sono costati 11 milioni e mezzo.” Beppe Lopez, La Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri/Stampa Alternativa

venerdì 28 marzo 2008

domenica 23 marzo 2008

tv on web2

http://www.streamit.it/

martedì 18 marzo 2008

MOVIE FREE

http://www.tv-live.it/

sabato 23 febbraio 2008

venerdì 25 gennaio 2008

FINALMENTE PRODI A CASA

Prodi sconfitto in Senato: cade il governo
Il premier al Quirinale: si è dimesso
Voto di fiducia: 161 i no 156 i sì. L'Udeur si spacca, con Cusumano che vota sì: rissa, insulti e lui sviene

Prodi durante l'intervento in Senato (Newpress)
ROMA - Non ce l'ha fatta. Il sogno di Romano Prodi si è infranto in Senato di fronte all'arida realtà dei numeri al termine di una lunga giornata cominciata con l'intervento del premier in Aula alle 15 e terminata con Prodi che alle 21 si è recato al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano . Il presidente del Consiglio e il suo governo non hanno ottenuto infatti la fiducia richiesta. Hanno votato no in 161, mentre i sì sono stati 156. Un senatore (Scalera) si è astenuto, mentre tre erano gli assenti (Andreotti, Pallaro e Pininfarina). Il premier non è rimasto per ascoltare l'esito del voto, ma durante la votazione è immediatamente tornato a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio è poi andato al Quirinale dove ha rimesso il mandato nelle mani del capo dello Stato. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è riservato di accettarle. Il Quirinale ha poi comunicato che da venerdì pomeriggio cominceranno le consultazioni, partendo dai presidenti di Camera e Senato a cui Prodi aveva comunicato telefonicamente le sue dimissioni.

LA GIORNATA - Il voto è arrivato al termine di una seduta ad alta tensione dove il premier aveva chiesto un voto di fiducia proprio per verificare l'esistenza di una maggioranza a sostegno del governo dopo la decisione dell'Udeur di uscire dall'esecutivo. E proprio la decisione di un senatore dell'Udeur, Nuccio Cusumano, di dare il proprio consenso al governo nonostante la posizione ufficiale del partito, schierato per il no, aveva causato un battibecco con scambio di violente accuse che si era concluso con un malore dello stesso Cusumano e con una sospensione della seduta per una decina di minuti.

venerdì 18 gennaio 2008

mercoledì 16 gennaio 2008

mastella&sandra



ARRESTI DOMICILIARI PER SANDRA LONARDO MASTELLA
Gip le contesta presunta concussione a dirigente ospedaliero
postato 2 ore fa
Napoli, 16 gen. (Apcom) - Il Gip di Santa Maria Capua Vetere, a quanto apprende Apcom, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio Regionale della Campania e moglie del ministro della Giustizia Clemente Mastella.

Il Gip, secondo quanto si è appreso, avrebbe ravvisato gli estremi di una tentata concussione in contrasti che ci sarebbero stati in passato con il direttore generale dell'ospedale di Caserta.

Un conflitto, quello fra la signora Mastella e il dirigente ospedaliero, che politicamente ha radici profonde: l'uomo era molto vicino ai Popolari-Udeur al momento della designazione mentre si è poi avvicinato al presidente della Provincia Sandro De Franciscis.

domenica 13 gennaio 2008

PRRR PRODI

Ex Presidente dell'IRI nominato dalla DC responsabile di una voragine nei conti dell'Ente opportunamente insabbiata, ha poi svenduto la Cirio e la SME per risanare il "bilancio" dell'IRI, si è arricchito alle spalle dello Stato con i falsi studi sui treni ad alta velocità e poi per scampare allo scandalo Mani Pulite è diventato amico dei comunisti. E' stato fatto Presidente del Consiglio per fare da paravento a D'Alema e si è inventato la Tassa sui Conti Correnti per tutti, la Tassa Unatantum sulle moto (700.000 Lire)e ci ha regalato l'Europa con la modica Tassa di 60.000 Lire a testa,e poi la Tassa sul medico di famiglia 80.000 Lire a testa, e poi ha messo anche L'IRAP che ha stangato le aziende sane del nostro Paese, per non dimenticare che non riuscendo a far quadrare la spesa pubblica entrando in Europa ha svenduto la Lira alla ormai famosa cifra di 1 Euro = 1936,27 Lire invece che 1.500 Lire affossandoci definitivamente, quello che è stato scaricato dai Comunisti come Capo della Commissione Europea e che ha permesso l'invasione dei prodotti Cinesi a basso costo e senza alcun controllo sul nostro mercato, nell'ultimo mese di Presidenza della Commissione Europea si è fatto la legge ad hoc che gli garantisce il 55% dello stipendio che aveva cioè 13.700 € mesili per non fare una mazza,e per fare il Presidente dell'Unione prende 1.000.000 di € come rimborso spese. Questa è solo la memooria storica, senza contare gli aggiustamenti fatti per aiutare figli e parenti vari (ma quello lo ha fatto anche Visco, Mastella ecc.. ecc..)

venerdì 4 gennaio 2008

LA CASTA

LA CASTA
Il Senato non approva i tagli:
lievitano gli stipendi dei deputati

Secondo un'indagine del Sole 24 ore ci sarebbe un dislivello tra le buste paga dei senatori e quelle dei deputati. La situazione rischia di innescare una serie di ricorsi che vanificherebbero i contenimenti dei costi della politica che erano stato il vanto del presidente Bertinotti
Home
prec succ
Contenuti correlati

* Sui voli di Stato i giornalisti pagheranno il biglietto

montecitorio Roma, 3 gennaio 2008 - I deputati potrebbero riavere gli aumenti in busta paga, che la Camera dei deputati aveva sospeso e che erano stati una delle principali decisioni vantate dall'attuale presidente Fausto Bertinotti, in direzione di un contenimento dei costi della politica. Lo scrive oggi il 'Sole 24 Ore', spiegando che "nulla è stato formalmente deciso", ma la questione è all'attenzione dei questori di Montecitorio.



"Paradossalmente - spiega il quotidiano della Confindustria - l'aumento deriva dal blocco degli aumenti stabilito dalla Finanziaria in ossequio alla richiesta di sobrietà di tutte le istituzioni". Questo perché il Senato non aveva preso una decisione analoga a quella della Camera, causando "un dislivello negli stipendi di deputati e senatori che, se non venisse rimosso, si trascinerebbe per altri cinque anni".



"La patata bollente - scrive ancora il Sole - è ora nelle mani di Fausto Bertinotti". Il rischio è che, se rimanesse il dislivello, deputati (e in futuro ex deputati, che si troverebbero il vitalizio decurtato) potrebbero fare ricorso per riavere la differenza, vanificando i risparmi. Tre le soluzioni: linea dura, lasciando intatta la differenza tra Camera e Senato, aumento in busta paga a fine gennaio, limitando i possibili ricorsi al solo periodo 2007, infine restituzione degli arretrati ai deputati anche per il 2007: scelta quest'ultima, sottolinea il quotidiano, che secondo gli stessi deputati questori sarebbe "malcompresa" dall'opinione pubblica.

Archivio blog